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Fabrizio
(a sinistra) e Andrea finishers a Riva del Garda
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La lunga
preparazione
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TRANSALP 2009 – RACCONTI
Ci avevano avvisato – la Transalp o la ami o la odi
– e a distanza di un anno dal fantastico traguardo di Riva del Garda
siamo qui a preparare valigie e mountain bike per il secondo tentativo.
Noi questa gara l’abbiamo amata per la sua grande difficoltà,
i suoi paesaggi, la sua durezza, i passi a quasi 3000 metri da affrontare
con qualsiasi condizione meteo, i bikers provenienti da tutto il Mondo
che vi gareggiano, l’inevitabile stanchezza e la “Transalp
life” che questa settimana di gara impone ai suoi partecipanti.
Dopo appena due mesi dall’aver concluso felicemente la nostra prima
traversata avevamo gia deciso di ripetere subito l’esperienza, è
bastato ripensare alle Alpi e alle sensazioni vissute in quei giorni,
è bastato uno sguardo da bikers oramai affiatati e il gioco era
fatto. Riusciamo a iscriverci, facciamo di nuovo parte delle oltre 600
coppie che in vari angoli del Pianeta inizieranno il lungo calvario di
preparazione verso la sospirata partenza dalla Germania.
L’avvicinamento al secondo tentativo è facilitato dall’esperienza
precedente, sai cosa ti aspetta, sai cosa fare e cosa evitare, sai come
deve svolgersi il training; tuttavia, la Transalp ti insegna soprattutto
una cosa: in questa avventura non c’è mai niente di certo.
La regola viene subito rispettata: in pieno inverno inizia una fase di
tempo perturbato che sembra non avere mai fine distruggendo così
l’entusiasmo e la sicurezza di inizio preparazione.
Quando arriva la primavera il morale è a pezzi e siamo deconcentrati,
ma l’esperienza e le belle giornate ci aiutano a recuperare, ad
avere voglia di macinare chilometri; la grande avventura torna a invadere
le nostre menti di bikers.
Finalmente il 17 di luglio partiamo per Mittenwald, località a
sud della Germania dove avrà inizio l’avventura; tra poco
sarà ancora “Transalp life”.
Il mattino del primo giorno piove, ci rechiamo in zona partenza sotto
un diluvio e con la prospettiva di molte ore nella bufera, ma appena arriviamo
ci comunicano: “No race to-day”, la tappa è stata annullata
(prima volta alla Transalp), in quota ci sono 5 cm. di neve e 0° di
temperatura; si va tutti a Reith (località di arrivo di tappa).
Parte la macchina organizzativa sempre perfetta tipicamente teutonica:
smobilitano tutto in pochi minuti, caricano bagagli, biciclette e bikers
su autobus e camion, organizzano la carovana dei camper e mezzi privati
poi via verso l’Austria a Reith. Il popolo della Transalp si mette
in marcia ma questa volta senza pedalare; un via vai di mezzi invade i
100 Km. di strada che passando per Innsbruck portano al paese da cui partirà
la seconda tappa. Noi siamo fortunati, una signora italiana dell’organizzazione
ci riconosce e ci da un passaggio sul loro furgone facendoci guadagnare
molto tempo prezioso. In Austria continua a piovere, il morale è
basso e andiamo al party serale aspettando con curiosità il consueto
briefing dove ci diranno cosa faremo domani; speriamo si riesca a partire.
Il tempo migliora e al mattino finalmente si inizia, c’è
voglia di gara c’è la solita ansia sia per chi è alla
prima esperienza sia per chi è finisher delle precedenti edizioni.
La tappa viene accorciata a 55 Km. più 30 di trasferimento, non
faremo l’ultima salita, la peggiore, quella del Geiseljoch 2200
metri di quota lassù ci sono 40 cm. di neve; un altro pezzo che
mancherà a questa strana 11^ edizione. Io e il socio partiamo tranquilli
e col nostro passo affrontiamo le salite del giorno dove molti sono gia
in crisi, con una buona discesa finale concludiamo bene il nostro esordio.
Lungo il percorso incontriamo una concorrente svizzera
conosciuta lo scorso anno, corre con una nuova compagna, ci riconosce
subito e il suo “forza Italia” mi rende felice. Qui all’estero
con noi della Transalp sono tutti cordiali e disponibili, che bella mentalità.
Da domani le tappe torneranno a essere “vere” e si arriva
in Italia.
Il giorno seguente ci attende la tappa più lunga e subito dovremo
affrontare 30 Km. di salita fino al Pfitscherjoch dove è posto
il confine; la tappa comincia a rendere l’idea di cosa è
la Transalp, c’è salita lunga, discesa veloce, tratti in
asfalto e un duro tratto a piedi di oltre ½ ora che mette in crisi
molti, noi lo affrontiamo con lo spirito giusto “fa parte del gioco”.
Dopo 30 Km. siamo attaccati dalla “sfiga”, Fabrizio spezza
la catena nuova di 15 giorni, ripariamo in poco tempo e riusciamo a finire
un po’demoralizzati.
Intanto il popolo della Transalp comincia a socializzare
si instaurano rapporti tra connazionali ma anche tra stranieri e questo,
a mio avviso, è uno degli aspetti più belli della gara;
peccato non parlare le lingue in queste situazioni ne senti veramente
la mancanza. Domani avremo una delle tappe più dure, la Dolomiti
ci attendono.
Sapevamo che sarebbe stata dura, ma oggi la gara si è rivelata
una vera tortura; finalmente si è vista la Transalp più
vera e lo dimostrano la sofferenza sulle facce di alcuni bikers e le scene
da fame che si vedono ai ristori. Lungo il percorso c’è chi
impreca, chi arranca, chi scherza e anche chi mena sui pedali, mai come
i primi che si danno battaglia con tempi da paura.
Ci si può consolare con le ragazze in gara: tante e, come avevamo
notato anche l’anno scorso, in gran parte molto carine, in griglia
di partenza e al pasta-party serale è un bel vedere. La nostra
gara procede abbastanza bene, quando c’è da soffrire non
ci tiriamo indietro.
Il mattino seguente il gioco si fa veramente duro: salita infinita, caldo,
discese molto tecniche che richiedono massima concentrazione, insomma
il cammino verso il Garda see come lo chiamano i tedeschi si è
fatto veramente terribile e domani è previsto ancora peggio. Percorsi
tecnici e il sole lasciano il segno, siamo tutti bruciati specialmente
i nordici inoltre, come succede sempre dopo alcuni giorni di gara, si
comincia a vedere l’infermeria viaggiante della Transalp: al party
serale sono in aumento costante fasciature, abrasioni, contusioni, dita
rotte, oggi in discesa incontriamo un incidente, una esperta concorrente
svizzera è a terra la sera la vediamo piangere col braccio al collo,
per lei spalla rotta. Noi tutto ok si procede giorno per giorno, speriamo
contini così.
Come di consueto alle 9 del mattino si riparte verso il Garda see sull’”Autostrada
per l’inferno”, come recita la canzone degli AC DC che gli
speakers da sempre fanno risuonare nei tre minuti che precedono il via
di ogni tappa caricando a dovere il popolo dei bikers; queste note sembrano
curare stanchezza, ferite, malori e si è pronti per una nuova battaglia.
Fa molto caldo e siamo completamente bruciati dal sole, oggi in gara provo
una nuova tortura: in discesa aghi di pino sulla pelle bruciata è
come una frustata ma anche questo fa parte del gioco.
Intanto aumentano i ritiri e i fuori tempo massimo; le ragazze sono sempre
più combattive, stanche, sudate, sporche, ferite ma comunque belle
e vere dure, in una parola: eccezionali, le due svizzere per cui oramai
facciamo il tifo anche oggi chiudono 5° di categoria. L’atmosfera
della “Transalp life” ci prende sempre di più ci sentiamo
proprio al posto giusto; socializziamo soprattutto con gli italiani anche
se alcuni team del nord in gara ci guardano un pò storto, forse
non amano molto avere davanti due “terroncelli” come noi,
tuttavia i consigli e le battute di Franco un trentino espertissimo che
qui tutti chiamano “mitico” ci danno sicurezza, ormai siamo
nel giro! Gli stranieri sembrano molto più rilassati e tranquilli.
Per quanto riguarda la gara oggi prima dello start foto con le svizzere
che a fine tappa aiuterò a guadagnare un bel 5° posto, inoltre
sulla prima salita becco le migliori donne pro e qualche master forte,
gente tosta sempre a tutta. Il percorso molto tecnico fa aumentare gli
incidenti, cominciano a volare anche gli elicotteri dell’assistenza,
le fasciature e le ferite sono quasi la norma, ma domani è l' ultimo
giorno e poi sarà fatta. L’ultimo giorno? E’ vero,
sento gia la nostalgia che comincia a crescere.
Il mattino dell’ultima tappa è sempre difficile, come al
solito in griglia sei nervoso, hai paura della sfiga, dell’imprevisto,
soprattutto delle cadute che in questi giorni hanno fatto molte vittime;
ma alla fine dopo le consuete peripezie e con una buona tattica di gara
arriviamo ben piazzati al Garda see, la zona traguardo è stracolma
di gente (donne) che aspetta i propri eroi, c’è un tifo da
stadio con striscioni e sirene, bottiglie di birra e spumante, poi dicono
che i nordici non sono allegri.
La felicita è grande, due Transalp nel cassetto, festeggiamo con
Franco e i ragazzi di Trento e Riva conosciuti in questi splendidi giorni,
la nostalgia per la “Transalp life” sale sempre di più.
La sera al party finale ci consegnano le maglie da finisher, la festa
continua con fiumi di birra per i tedeschi, poi tutti da “Flora”,
un classico a Riva del Garda, per un meritato gelato. Nell’atmosfera
è palpabile che molti amano questa gara speciale e sono convinto
che in tanti del popolo della Transalp si stanno dando appuntamento al
prossimo anno.
Andrea Massaccesi (Testo) - Fabrizio Tobaldi
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